STRESS E ALIMENTAZIONE
INTRODUZIONE
È stato dimostrato che lo stress acuto influenza il modo in cui consumiamo il cibo, aumentandone l’assunzione, in modo particolare, di alimenti ad alto contenuto di zuccheri e grassi.
Nel 2012 l’università di Yale ha svolto un’importante studio, il quale dimostra che lo stress acuto potenzia la risposta del cervello ad un alimento gustoso, soprattutto nelle donne con indice di massa corporea elevato.

L’ESPERIMENTO
L’esperimento è stato svolto su 16 donne di età compresa tra 18 e 45 anni, con un indice di massa corporea, maggiore di 25 kg.
Le donne sono state esaminate sia in situazione di rilassamento sia in situazione stressante (costruite ad hoc per ogni partecipante, grazie ad un colloquio preliminare).
Prima d’iniziare l’esperimento è stato chiesto ai soggetti di valutare il loro grado di fame e di pienezza (i partecipanti dovevano digiunare almeno per un’ora).
L’esperimento consisteva nel monitorare i soggetti tramite la risonanza magnetica funzionale, mentre venivano sottoposti a stimoli rilassanti e stressanti sotto forma di audio e video, e al contempo gli veniva chiesto di ingerire un sorso di frullato o di soluzione insapore, per un lasso di tempo di circa 44 minuti.
RISULTATO DELL’ESPERIMENTO
I risultati dimostrano che lo stress acuto potenzia la risposta all'alimentazione nell'amigdala destra, in funzione del peso corporeo.
I soggetti con un indice di massa corporea più elevato, risultano essere maggiormente influenzati dallo stress, le loro zone celebrali mostrano un grado di attivazione maggiore e una richiesta di cibo superiore ad altri soggetti.
CONCLUSIONE
Come si può facilmente evincere dall’esperimento, lo stress acuto si è dimostrato un nemico pericoloso, non solo per il benessere psicologico, ma soprattutto per quello fisico, compromettendo il nostro stato di forma e conseguentemente esponendoci a tutti le problematiche connesse alla cattiva alimentazione.
Durante i pasti e non solo, ricordiamo di rilassarci prima di ingerire qualsiasi sostanza, per permettere al nostro corpo di assimilarla nel modo corretto e alla nostra mente di dosarla e di apprezzarne il gusto.
FONTI:
nternational Journal of Obesity 37 (2013) 309–316 Pubblicato in data 20.04.2012 Autori: K J Rudenga, R Sinha and D M Small