I MILLE USI DEL MAIS

I coltivatori non ci misero molto però a scoprire le abbondanti proprietà nutritive di questa graminacea, istaurando così in parallelo una produzione più economica e abbondante del frumento destinata alla popolazione contadina.
In tempi moderni invece il mais è stato via via rivalutato diventando un alimento sempre più prestigioso ed entrando a far parte delle case di moltissimi di noi in forma di cereali per la colazione, pop-corn e gustose gallette.
Ma oltre ai chicchi, la pianta di mais ha molto di più da offrire!
Già, l’antico ingegno contadino che per bisogno nulla scartava, escogitò diversi stratagemmi per sfruttare tutte le parti di questa preziosa pianta. In particolare grande attenzione veniva data alle foglie che ricoprono l’infiorescenza maschile, comunemente detta pannocchia. Una volta conclusa la raccolta, esse venivano separate dalla spiga e messe ad essiccare. Le foglie migliori venivano cosi utilizzate dalle sapienti mani delle donne per intrecciare cesti, sedie e borse, mentre le foglie restanti spesso diventavano scope o imbottitura per i cosìddetti pagliericci: materassi rudimentali utilizzati nelle case dei ceti meno abbienti.
Queste tradizioni continuano in buona parte fino al dopoguerra, quando l’Italia assiste a un prodigioso boom economico e a un radicale cambiamento della società. Inevitabilmente questa mutazione porta anche a un cambiamento nelle condizioni di vita della popolazione che culminano in una progressiva perdita delle antiche tradizioni in favore di uno stile di vita più consumistico e, in generale, molto più agiato.
Fortunatamente, in questi decenni vi sono stati donne e uomini che, con pazienza e dedizione, hanno tramandato queste pratiche fino a noi. Come Renzo, ad esempio, che con le sue esperte mani continua a Feltre - in provincia di Belluno - l’attività creata dalle donne del paese durante il tempo del fascismo.

Negli ultimi anni, tuttavia, lo sviluppo delle scienze dei materiali e la rinnovata attenzione per l’ecologia e il riciclo hanno elaborato soluzioni sorprendenti, in alcuni casi rivisitando fondamentalmente in chiave moderna le prime intuizioni dei contadini.
Oggigiorno, infatti, vi sono un buon numero di aziende che commerciano veri e propri filati di fibre di mais dalle molteplici qualità. La lavorazione è piuttosto laboriosa e implica l’unione del mais con altri amidi vegetali che, sottoposti a speciali trattamenti, rilasciano zuccheri che, a loro volta, vengono lavorati fino a diventare fibre biodegradabili.
Ogni azienda ha brevettato il suo metodo di lavorazione e gli “ingredienti” utilizzati. Ma ogni processo ha in comune la trasformazione del mais in un composto acido derivato dal destrosio, zucchero naturale presente anche nel grano e nelle barbabietole. Il composto sopracitato viene poi “filato” creando un fiocco aperto di microfibra: la fibra di mais.
Il processo di produzione della fibra di mais è effettuato nel pieno rispetto dell’ambiente poiché la quantità di gas effetto serra è minore di quella che si produrrebbe per il poliestere e il consumo di carburante fossile è ridotto al minimo. La fibra di Mais può essere completamente riciclata e riutilizzata come materia prima, oppure, in caso di mancato riciclo, si dissolve nel nulla con un impatto ambientale pari a zero. Ha caratteristiche qualitative incredibili: è molto morbida e garantisce capacità isolante di altissimo livello.
Questo particolare materiale garantisce performances che competono attivamente con le tradizionali fibre sintetiche derivanti dal petrolio. È infatti traspirante, antimacchia, resistente agli UV, elastica, isolante, biodegradabile, riciclabile e addirittura compostabile.
Tale tessuto, durevole e ipoallergenico, ha utilizzi molto interessanti anche perché può essere utilizzato da solo ma anche essere combinato con altre fibre “tradizionali” (come ad esempio il lattice) per produrre imbottiture per materassi e cuscini, oltre che coperte e tovaglie.